martedì 12 settembre 2017

Genova (le persiane sono verdi) - Chiara Dello Iacovo

Ci sono canzoni che spuntano fuori per caso, quasi a soccorrerti, quasi avessero una specie di misteriosa attitudine a venirti incontro proprio quando ne hai bisogno. La mia passione per questa forma di arte “povera” chiamata canzone popolare nasce proprio dal debito che ho nei suoi confronti: come si dice del miglior amico, della moglie o della mamma “lei (la musica) c’è sempre stata quando ne ho avuto bisogno”.
Genova (le persiane sono verdi)” è una di quelle canzoni, e a dire il vero non era neanche un primo ascolto. Avevo già apprezzato oramai oltre un anno fa l’album d’esordio “Appena svegliadi Chiara Dello Iacovo, avevo fatto il tifo per lei a Sanremo 2016, e ancora di più al Tenco dello stesso anno.

Si prende di nuovo il binario
fatto di ferro e di sole,
cerco smarrita nei vetri del treno
il riflesso migliore di me

L’incipit ci colloca subito in uno spazio-tempo ben definito. E’ il tema del viaggio in treno, le immagini che scorrono dal vetro del finestrino, e il riflesso di sé che va a immergersi e confondersi con lo scenario esterno: è l’effetto magico e ipnotico delle immagini in sovrimpressione, forse è proprio per questo che durante un banale viaggio in treno diventiamo così riflessivi e sognatori. E’ stato d’ispirazione per tanti autori, mi viene in mente ad esempio Ninni di Roberto Vecchioni. Così è stato probabilmente anche per Chiara Dello Iacovo, passando in treno nei pressi di Genova. Ma lei non si immerge tra i vicoli della città vecchia o fra le banchine del porto, non c’entra niente quindi con Paolo Conte o con De Andrè. Lei si concentra su quelle lunghe file di case con le persiane verdi, che puoi vedere dalla ferrovia, o anche dall’autostrada, quando quelle case quasi ti sembra di arrivare a toccarle.

Le persiane verdi “sono scudi di legno per donne vissute da sole”, sono “schiaffi di legno duri a spalancare se in strada tra la folla non hai un viso da cercare”; i muri di Genova sono “affaticati”, e anche tutte quelle porte sembrano stentare a star su. Il doppio piano narrativo “in sovrimpressione” anche per l’effetto del finestrino è un susseguirsi di immagini così intense che quasi verrebbe voglia di chiederle la carta di identità a Chiara, perché si stenta a credere che una tale forza poetica possa arrivare da una ragazza di vent’anni. E in effetti lo dice lei stessa nel video live che posto qui sotto, forse questa canzone l’ha scritta il vecchietto di 200 anni che è in lei.

Questa versione live scovata su Youtube restituisce l’immagine di una performer poliedrica, che canta e suona benissimo. Nei suoi live suona la chitarra, il pianoforte e il basso, e si muove sul palco con grande carisma e personalità, perfettamente a suo agio anche senza band, con la sua chitarra acustica o l'inseparabile Nord Stage 2, parla e interagisce con il pubblico, cura scenografie e costumi.

E’ ora di dare il giusto risalto al ridente sottobosco della nuova musica d’autore italiana. Tutto sembra in apparenza fermo da anni, eppure una miriade di giovani bravissimi sono lì, pronti a emozionarci e a farci sognare. Il problema è che per conoscerli ci vuole l’impegno di un cercatore d’oro. Se ricevessero la giusta e legittima attenzione da parte dei media e dei canali più popolari di diffusione della musica forse non saremmo più costretti a rimpiangere in continuazione le grandi glorie del passato.


1 commento:

Manrico Corazzi ha detto...

E bravo (e brava anche lei)

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