La passeggiata mattutina di Cremonini segue un po' le orme di Lucio Dalla, ricordando incontri e dettagli della cattivissima "Disperato Erotico Stomp", o quelle di Piero Ciampi, nella sua serale "Livorno".
Se però per Dalla e Ciampi si palesano senza trucchi solitudine e disperazione, Cremonini dipinge lo scenario - nella musica e nel testo - calandosi in un'apparente e rassicurante serenità, che nasconde in uno strato appena sottostante gli stessi sentimenti dei suoi due colleghi più anziani.
E' un suo tratto distintivo, unico nello scenario cantautorale italiano: il sound britannico di Cesare Cremonini cela sempre, dietro una facile e piacevole tranquillità (si direbbe pop), le più profonde introspezioni. In questo modo una melodia e un'armonia lievi e di facile ascolto diventano il mezzo più comodo per traghettare l'ascoltatore nei più cupi anfratti dell'esistenza e della psicologia umana.
Sempre per dirla con lui, il suo è "il pop che non rinuncia a dare importanza alle storie che racconta". A qualcuno potrebbe sembrare che la sua puttana sia buonista rispetto a quella "ottimista e di sinistra" del Disperato Erotico Stomp, eppure dietro quel tentativo di farla ridere c'è un'intensità difficilmente reperibile nel tono dissacrante e rabbioso del sempre grande Lucio Dalla. Forse Cremonini proietta in questa scena qualcosa di autobiografico, perché nelle sue interviste racconta spesso del grande senso di soddisfazione quella volta che riuscì a far ridere il pubblico con una battuta. Si potrebbe allora quasi azzardare una lettura allegorica di tutta la vicenda della canzone "Le Sei e Ventisei".
Ci torna spesso Cremonini sul comico, sul clownesco, sul ridere: lo stesso album "Il primo bacio sulla Luna" contiene "Il pagliaccio", altra traccia sul tema, divenuta anch'essa un singolo.
E su questo piano va letta la poetica di uno dei più bravi autori (sia per la musica che per la parte letteraria) degli ultimi anni.
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