sabato 7 novembre 2015

Brucia Roma - Antonello Venditti

Poeti e cantanti romani da sempre vivono un rapporto contrastato con la loro città, dai tempi di Belli e Trilussa, o forse addirittura dai tempi di Nerone, visto che anche lui era una specie di cantautore. Della città celebrata dalla cultura di massa come bella, sensuale ed eterna, l'artista nella propria opera celebra il grottesco, l'osceno, il volgare, il turpe, l'ingiusto, in quel carattere dionisiaco che Roma esprime nelle sue viscere, come a riconfermare in ogni occasione la sua leggendaria sanguinaria origine rappresentata dall'odio fratricida di Romolo e Remo. 
In “Brucia Roma” Antonello Venditti si fa interprete di questo stesso spirito, e il risultato è memorabile, come memorabile è tutta la sua produzione dal 1972 al 1975, quei quattro anni (per 5 album) per cui riesco a perdonargli tutta la discutibile produzione dal 1980 in poi. “Brucia Roma” è una canzone che si potrebbe dire quasi punk, con una struttura scarna, l’armonia su due soli accordi, la sonorità acida distorta del piano Rhodes, gli audaci vocalizzi.
Tutte caratteristiche che fanno da filo conduttore all’intero album “Le cose della vita” del 1973, interamente suonato da Vendittti con un solo piano Rhodes e gli archi sintetici dell'organo Eminent (probabilmente il primo synth polifonico commerciale della storia).


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