È probabilmente il giro di accordi più famoso della musica italiana, che ha segnato l'esordio musicale per migliaia e migliaia di chitarristi. Ambientazione ideale: una spiaggia assolata, una birra ghiacciata, un falò e un bel gruppo d'amici a fare il coro:
"O mare nero o mare nero o mare nero o mare ne"
È il 1971, è passato solo un anno dall'"acqua azzurra acqua chiara" di petrarchiana memoria, eppure la trasparenza e il candore di quella lei, i suoi occhi innocenti, il profumo di quell'amore puro, sono solo un lontano ricordo.
"Dove sei stata cosa hai fatto mai?"
Gli ammiccamenti e il comportamento smaliziato di questa nuova lei fanno paura al ragazzo di provincia, quell'"io" battistiano singolare e provocatorio, così tanto incompreso da essere etichettato dalla cultura dominante come sguardo misogino, maschilista, retrogrado.
Sì, verso quell'io la presa di coscienza femminile provoca spaesamento e paura, lei non è più assimilabile all'acqua chiara e limpida che fa trasparire il fondo bianco e le rocce, rivendica con forza la sua femminilità, il suo sorriso è sicuro.
"Non so chi sei non so più che sei mi fai paura oramai purtroppo"
Altro che acqua chiara, lei è un mare nero imperscrutabile, lei è oscurità, notte, ma del resto è dalla notte che tutto si origina. È su questa idea che, passata la paura e la sorpresa per questa nuova lei, e svanito il ricordo (puerile) della fanciulla innocente, quasi a sorpresa, con un cambio totale della linea melodica, si conclude la canzone.
"Le ombre ed i fantasmi della notte
sono alberi e cespugli ancora in fiore
sono gli occhi di una donna
ancora pieni d'amore"
Con un po' di fantasia posso scorgere tracce di quella "teologia negativa", di origine neoplatonica, e tanto cara a poeti e letterati del passato (Shelley, Blake, Milton per dirne alcuni).
Nessun commento:
Posta un commento