lunedì 4 dicembre 2017

Maddalena di Alessandro Mannarino

"Io sono profondamente e coscienziosamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini". La citazione è tratta da un'intervista al regista surrealista spagnolo Luis Bunuel, orgoglisamente ateo quindi, ma allo stesso tempo uno dei più acuti indagatori contemporanei della spiritualità cristiana, tanto che la sua filmografia è stata per decenni nel catalogo delle edizioni San Paolo.
Può sembrare strano, quasi audace, ma scorrendo l'intera discografia di Alessandro Mannarino ho trovato quello stesso costante richiamo al religioso.
Ne è un clamoroso esempio la canzone "Maddalena", dall'album "Supersantos".
Mannarino prende dal Nuovo Testamento due fra i personaggi più emblematici, Giuda e Maddalena, simbolici rappresentanti degli istinti umani, e costruisce su di loro una storia d'amore, scorrendo con leggerezza sui toni del grottesco ma in realtà compiendo una profonda speculazione filosofica e antropologica (sarà una fissazione ma una costruzione del genere mi ricorda veramente tanto il Bunuel de "La Via Lattea").
Mannarino, con la sua laurea in Antropologia, lo sa bene: per conoscere l'umanità bisogna saper indagare nel mito, nelle rappresentazioni arcaiche, nella spiritualità e nel rito; e questo è un filo logico che si può seguire in tutta la sua evoluzione artistica, dal "Bar della rabbia", l'album d'esordio più immediato e diretto, al più recente "Apriti cielo", dove timidamente compare anche la ricerca etnomusicologica.


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