Anno 1992, esce "C.S.A.R. - Cosa succederà alla ragazza" di Lucio Battisti, il quarto "bianco" nato dalla collaborazione con il poeta e paroliere Pasquale Panella.
In copertina, nella solita essenzialità del ciclo dei bianchi, troviamo solamente l'acronimo del titolo scritto stampatello a mano in una grafia disordinata.
Già su questo primo dettaglio si sono susseguite nel tempo le più pretenziose interpretazioni. Ecco, per questi album non mi piace addentrarmi troppo in analisi minuziose, c'è già molta letteratura in merito e assai esaustiva, e di certo un umile post di un blogghettino di periferia non è il luogo adatto. Secondo la mia personalissima opinione l'universo, musicale e poetico, di Lucio Battisti e Pasquale Panella è così caleidoscopico che sta all'ascoltatore rintracciare gli elementi, trovare significati, connetterli fra loro, ed è proprio qua la grande magia di queste produzioni. L'ascolto diviene un gioco, l'ascoltatore entra nei brani, vi partecipa. Nella letteratura qualcosa di simile è rintracciabile nella lettura dell'Ulisse di James Joyce, in Rayuela di Cortazar o nei racconti di Borges.
Mi soffermo su un punto sicuramente fondamentale. C.S.A.R. è un album (o meglio, un concept album) che restituisce un'immagine rivoluzionaria della figura femminile: strano a dirsi, per un autore (Battisti) storicamente additato dagli ambienti radical come conservatore e misogino.
A questo scopo mi soffermo sul brano "Però il rinoceronte", il punto più alto dell'album, per musica e testo, e per me nella top 10 dell'intera produzione di Lucio Battisti (ho sempre avuto un debole per il periodo bianco). Siamo nella parte centrale della storia narrata dall'album, una storia di banale quotidianità per un'ipotetica ragazza alle prese con le piccole cose di ogni giorno (ancora una volta un legame con il già citato Ulisse di Joyce), tra negozi, metropolitane, sacchi della posta. Forse per la prima volta lei si confronta con la propria intimità, si ritrova osservata, ambita, desiderata. Si parla d'amore, di legami, di effusioni, di erotismo, e apparentemente siamo nell'ambito della descrizione della convenzionalità dei rapporti, se non fosse per quel moto progressivo, quell'attesa espressa anche dai passaggi armonici, che attraversa l'intera canzone e culmina nel più volte ripetuto, identitario e rivendicativo:
"Sono io quella ragazza, infatti è lei"
Una semplice, innocente affermazione, che diventa un grido di libertà e di rivoluzione, sfidando i riti, il potere, la tradizione. Con un probabile destino di immortalità, che si può intravedere in un altro passaggio particolarmente interessante:
"E la parola chiave è rosmarino"
Per gli antichi Egizi il rosmarino era simbolo di immortalità e di rinascita, e nel testo sono numerosissimi i riferimenti alla civiltà egiziana ("I riti, i riti, ma che riti d'Egitto", "l'acrobata di sabbia", etc.).
Ecco, mi fermo qui, sperando che questi pochi elementi possano stimolare la curiosità nell'ascoltare e riscoprire C.S.A.R. (e in generale tutti gli album degli anni 80/90 di Lucio Battisti).
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