venerdì 20 aprile 2018

Il ritorno di Chiara Dello Iacovo con "Abitudine"

E' tornata Chiara Dello Iacovo, con un nuovo singolo e una nuova etichetta, la MeatBeat.
Torna a oltre due anni di distanza dal suo album d'esordio, "Appena sveglia", un album che abbiamo amato, e che ci ha fatto scoprire un vero talento della canzone italiana (ne parlai tempo fa in questo blog, a proposito della canzone "Genova (le persiane sono verdi)").
Nel frattempo Chiara ha cantato e suonato tanto live (il pianoforte, la chitarra, e ultimamente l'abbiamo vista sempre più spesso sfraseggiare con un enorme basso Fender), e si è fatta conoscere presso il pubblico esigente dei piccoli club. E' proprio da qui che bisogna partire per comprendere il suond e lo stile di questo nuovo singolo "Abitudine".
Sì, "Appena sveglia" mi era piaciuto tantissimo, ma l'ho apprezzato completamente solo quando ho avuto modo di sentirlo suonato live in trio (pianoforte, chitarra e batteria), nel tour "Uscita d'emergenza". Nella versione in studio si percepiva una presenza "estranea" che rendeva il tutto troppo plastico, un oggetto prezioso (la musica e i testi di Chiara) confezionato in una scatola di scarpe (gli arrangiamenti e il master).
Si è capito poi che proprio per non restare soffocata Chiara ha fatto scelte difficili e apparentemente affatto convenienti, tipo uscire da una major per affidarsi a una produzione completamente indipendente.

Il singolo "Abitudine" è il primo grande risultato di questo processo. Un brano semplice nella struttura ma curatissimo sotto tutti gli aspetti. Niente effetti speciali, nessun ammiccamento alle tendenze mainstream, un testo gigante pieno di parole perfettamente combinate, tanti riferimenti musicali, e una riconoscibilità artistica che fa quasi impressione a pensare che stiamo parlando di una cantautrice di 23 anni.

Per qualche ragione ascoltando la canzone ho ripensato a quella pazzia di "Lost in trasloco" (per quei geniacci di Kahbum con Marco Guazzone), nella cui costruzione filmata in diretta paradossalmente già venivano fuori certe scelte presenti anche in "Abitudine", soprattutto a livello melodico. E per questo motivo, come qualche mese fa per giorni ho canticchiato "Pretendo un degno funerale per gli spettri che ho lasciato in questa casa da abitare...", da qualche ora ho fisso in mente "Lascia che le cose si risolvano da sé, le previsioni logiche non fanno che confondere". E come si fa a darle torto...




lunedì 16 aprile 2018

Roma era vuota - Erica Mou

Roma era vuota. Succede raramente, ma se si ha la fortuna di vivere Roma in uno di quei momenti in cui si libera del quotidiano caos si viene automaticamente proiettati in una sorta di altra dimensione, in cui è assai più facile respirare quel senso di eternità con cui spesso viene appellata.
Erica Mou, cantautrice pugliese, giovane (28 anni) ma già con una solida carriera alle spalle, dedica a Roma una ballata raffinata e sincera, costruita proprio sull'immagine onirica di una Roma vuota, nuda, muta, perfettamente accostata alle malinconiche sensazioni di un epilogo di una storia.
Si affida a un arrangiamento essenziale, costruito intorno alla sua chitarra acustica (Erica suona molto bene, e vale la pena ascoltare anche le versioni live del brano) e su un contrasto melodico tra il grave delle strofe e lo slancio su un registro più alto che caratterizza le parti più liriche, in quel ricorrente "ci troveremo ancora" e nell'unico climax verso la fine, introdotti da un bellissimo ed efficace vocalizzo su tre note: un'intuizione che dimostra, se ce ne fosse bisogno, la padronanza con cui Erica Mou si muove nella forma canzone.
La nevicata a Roma del 26 febbraio 2018 permette a Erica di girare il video della canzone, ed è un vero colpo di fortuna, perché come già ci aveva detto Franco Califano (con la voce di Mia Martini) a Roma quando c'è la neve "c'è posto anche per le favole".
"Roma era vuota" fa parte dell'album "Bandiera sulla luna", uscito il 1 dicembre del 2017.