Insomma, risultato sanremese niente male per Maldestro, artista trentenne napoletano, uomo di musica e di teatro noto da tempo a un pubblico interessato ai nuovi scenari indipendenti, e già vincitore di alcuni importanti riconoscimenti, fra cui il Premio De André ricevuto nel 2013.
La sua "Canzone per Federica", ballata dolce e malinconica dedicata a un'amica speciale, ha conquistato la critica e il pubblico, almeno a giudicare dalle reazioni sui social e dalle condivisioni sui più popolari canali video, e questo è l'ennesimo ottimo segno per la musica d'autore, che sta tornando alla grande con tanti giovani (e tante coraggiose etichette) che si sanno distinguere pur non tenendosi snobisticamente fuori dal circuito mainstream (e a Sanremo ne abbiamo visti quest'anno, proprio a partire da Ermal Meta che tra i "Big" si è posizionato al terzo posto).
"Canzone per Federica" ha un testo molto forte, caratterizzato dalla drammaticità dell'alternarsi di due parti: un dubitativo "Sarà che" ripetuto nella forma dell'anafora (direbbero gli esperti) nelle strofe, e un conclusivo "Ma tu" con cui inizia ogni ritornello. La musica segue questa stessa evoluzione, ma con una trovata secondo me geniale, nella tensione di quelle sole due note suonate dalla chitarra elettrica ad accompagnare l'intero ritornello, una soluzione efficacemente "descrittiva" che non rovina l'economia del brano, sempre orientato alla preponderanza del testo.