lunedì 11 gennaio 2016

Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi... - Lucio Battisti

Oggi è un giorno triste per la musica. E' di stamattina la notizia della morte di David Bowie all'età di 69 anni.
Qua si parla di musica italiana, ma c'è pur qualcosa che ci porta a parlare direttamente di David Bowie.

Il Duca bianco più volte si confrontò con la musica italiana: ci fu ad esempio una cover di "Space Oddity", il cui testo fu curato da Mogol; oppure una sfortunata cover di "Nel blu dipinto di blu" del 1986. Episodi discografici, tutto sommato trascurabili ma simbolicamente importanti nel considerare l'interesse dell'artista britannico verso il nostro panorama musicale. Passerebbe in secondo piano anche l'incontro - solo virtuale - con Lucio Battisti, se Bowie non avesse espresso in più occasioni la sua stima per il poliedrico cantante di Poggio Bustone. Per qualche tempo, verso l'inizio degli anni '90, in piena epoca Battisti-Panella, si vociferò addirittura di una possibile collaborazione. Del resto, i due dalla loro avevano più di qualche punto in comune. Quella collaborazione purtroppo non ci fu mai, restando nei sogni degli amanti della buona musica. Eppure nel 1973 qualcosa accadde, per opera di Mick Ronson, che incise una cover di "Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi...", con il testo originale in Inglese di David Bowie, dal titolo "Music Is Lethal".

La canzone è fra le più raffinate dell'epoca Battisti-Mogol: pubblicata nel 1972 nell'album "Il mio canto libero", rappresenta in pieno il perfetto connubio tra il testo di Battisti e la musica di Mogol. Qualcuno parla di Madrigalismo, perché la musica si esprime alla stregua del testo, come ad esempio nella melodia del ritornello, che segue l'andamento ondulato del mare (in un susseguirsi ascendente e discendente delle note) con il testo che recita "Come può uno scoglio arginare il mare [...]" o "le discese ardite e le risalite [...]".

La versione inglese di Bowie non è una traduzione, ma un nuovo testo scritto sulla musica di Battisti. Di suo, Mick Ronson la canta così "alla Bowie" che in molti, me compreso, crediamo che in effetti la voce sia quella del Duca Bianco.

 

venerdì 8 gennaio 2016

La sua figura - Giuni Russo

"Scopri la tua presenza / e mi uccida così la tua bellezza;
tu sai che sofferenza / di amore non si cura / se non con la presenza e la figura"


I versi appena citati sono di San Giovanni della Croce, co-fondatore insieme a Santa Teresa d'Avila dell'ordine dei Carmelitani scalzi.

A questi versi si ispira Giuni Russo nel 1993 per la canzone "La sua figura". Selezionata inizialmente per il Festival di Sanremo del 1994, venne misteriosamente esclusa dalla kermesse all'ultimo momento. Una storia purtroppo simile a tante altre nella vita di una fra le più eclettiche e talentuose protagoniste della musica d'autore italiana.

"La sua figura", come del resto l'originale di Giovanni della Croce, cela dietro i versi d'amore scambiati fra due sposi l'incontro mistico fra l'anima e Dio. C'è molto di autobiografico: infatti nei primi anni 90 Giuni Russo si inoltra nel cammino della spiritualità e del misticismo cattolico. Il suo percorso artistico si arricchisce così di nuovi colori e nuove esperienze, affiancata dall'amica di una vita Maria Antonietta Sisini e da Franco Battiato, gli stessi che nel 2007 le dedicarono il docu-film dal titolo "La sua figura", proprio in onore della canzone a lei più cara.

La canzone fa parte dell'album "Se fossi più simpatica sarei meno antipatica", uscito nel 1994. Al suo interno sono presenti altre tracce ispirate al cammino spirituale dell'artista: fra tutte, oltre a "La sua figura", è da segnalare anche "La sposa", che si avvale della presenza del coro delle Carmelitane scalze del Duomo di Milano.