No, non c’è nessun Generale dietro la collina, e nemmeno Piero che dorme sepolto in un campo di grano. C’è solo un tizio, a corto di denari e con una tratta (una cambiale) da pagare, che in una “stracca” serata prova a cercare l’aiuto del commilitone Gino, il quale però, oramai imborghesito e indifferente ai ricordi di un tempo, gli sbatte la porta in faccia. Della retorica, del cameratismo, dell’eroismo del reduce, così come dei sogni di rinascita dopo l’orrore della guerra, non v’è traccia. “
Sì, ma em fa anca la guera insema sott ai bumb, cuntra i füsilàd”. D’accordo, ma oggi “Val püssé in cö un bel mila lira”, vale sicuramente di più un bel mille lire.
La descrizione è affidata musicalmente a una melodia notturna, semplice e scarna, quasi una ninna nanna, e alla liquida malinconia del dialetto meneghino.
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E l’era tardi” è un brano del 1964 incluso nell’album “
La Milano di Enzo Jannacci”. Viene qui proposta invece una versione successiva cantata da Mina, con il breve monologo centrale interpretato
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