La canzone “Che cosa sono le nuvole” chiude l'omonimo mediometraggio diretto dallo stesso Pasolini ed inserito all'interno del film a episodi “Capriccio all'Italiana” del 1968.
E’ difficile separare la canzone dal film, così come è difficile ascoltarla con una voce e un'interpretazione diversa da quella del Mimmo nazionale. In verità ogni tentativo di cover (vi si sono cimentati fra i tanti anche gli Avion Travel e il trio Fabi-Silvestri-Gazzè) ha ridotto a semplice prova musicale qualcosa che punta molto più in alto, soprattutto a livello poetico.
“Tutto il mio folle amore lo soffia il cielo” recita il ritornello di “Che cosa sono le nuvole”, in un'evoluzione melodica resa dalla voce di Modugno come solo lui sapeva fare: è il soffio vitale del vento, spirito liberato e trascendente. Viene in mente la Ruah biblica, che è vento divino, spirito, amore e bellezza; in un solo verso c'è tutta la lirica evocazione del Cantico dei Cantici. A confermare queste impressioni, nella scena finale del film, Modugno, che interpreta la parte di un immondezzaio, canta la canzone inquadrato in primo piano mentre è alla guida del suo camion: nella cabina si può scorgere sullo sfondo la “Venere allo specchio” di Velazquez, quasi a rimarcare quella “straziante meravigliosa bellezza del creato” invocata da Totò nella parte della marionetta del perfido Jago dell’"Otello" di Shakespeare, direttamente citato nella strofa della canzone, “Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso”. E’ il senso della resilienza, cristianamente interpretabile nella coscienza della propria finitezza terrena e nella consapevolezza della sacralità della propria esistenza spirituale.
Fra i tanti meriti di Domenico Modugno vi è sicuramente quello di aver riportato al successo la tradizione musicale italiana, negli anni del beat e degli alligalli. Anche Pasolini aveva a cuore la tradizione popolare, in aperto contrasto con l'avanzata roboante della società dei consumi e della cultura di massa. Quel mandolino che solitario accompagna la voce di Modugno in “Che cosa sono le nuvole” dice molto di più di qualsiasi altro raffinato arrangiamento.
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