Il brano che dà il titolo all’album, fra i primi esempi di “disco-music” italiana, prodotto da un Re Mida della musica come Phil Ramone, segna l’apice della popolarità di Alan Sorrenti, il quale non nasconde che fu scritto sotto pesante effetto di eroina: “quelli furono i tempi migliori” dichiarerà qualche anno dopo.
Eppure ciò che realmente stupisce nella discografia di Alan Sorrenti non sta in quell’album, e neanche nel successivo “LA & NY” (che contiene l’altro tormentone “Tu sei l’unica donna per me”), bensì nel suo LP d'esordio.
“Aria”, datato 1972, rientra pienamente nel genere progressive rock che all’epoca spopolava in tutta Europa, discostandosi però dai canoni (se così si può dire) del progressive italiano degli Area, del Banco, della PFM o delle Orme, e privilegiando elementi come la sperimentazione sonora, la psichedelia, l’uso quanto mai espressivo della timbrica vocale, l’estrema dilatazione ritmica.
La voce, meravigliosa, di Alan Sorrenti costituisce l’elemento portante dell’intero album, che non a caso viene spesso accostato ai lavori più sperimentali di Tim Buckley, di Shawn Phillips, o dei Van Der Graaf Generator di Peter Hammill (curiosità: nel 1973 Sorrenti collaborerà con David Jackson, sassofonista dei Van Der Graaf Generator).
L’album ricevette all’epoca critiche entusiastiche, persino dalla penna “avvelenata” (tanto per citare il brano di Guccini) del noto critico musicale Riccardo Bertoncelli. Alan Sorrenti si guadagnò persino un posto da supporter in un tour dei Pink Floyd.
E’ alquanto singolare: molti cantanti degli anni 70/80, fra cui Alan Sorrenti, ma anche Michele Zarrillo o Ivan Cattaneo, che oggi conosciamo perlopiù per i loro successi commerciali, hanno avuto un inizio di carriera esaltante, navigando tra canzone d’autore e progressive rock, e producendo musica di altissima qualità.