Una canzone la puoi ascoltare per centinaia, migliaia di volte, ma c'è quella volta che ti arriva in modo diverso, e l'ascolto diventa un'esperienza diversa, e si trasforma in pura emozione.
Succede così, ed è la potenza della "musica leggera", e Lorenzo Cherubini, per tutti Jovanotti, ne è il nostro più autentico rappresentante (insieme a Cesare Cremonini, di cui si è già detto qualche post fa).
"Le tasche piene di sassi" è un titolo mascochisticamente pieno di "s" per l'oramai nota (e deliziosa) imperfetta dizione di Lorenzo. Per questo motivo è entrata nel repertorio di base di tanti imitatori e cabarettisti.
Eppure è un titolo che cela un significato profondamente malinconico.
L'immagine dei sassi nelle tasche già di per sé suggerisce l'idea di un peso, e c'è un cupo senso di necessità, che impedisce, almeno momentaneamente, di spiccare un qualsiasi volo, quel volo che sempre torna nella poetica di Jovanotti ("La vertigine non è paura di cadere / ma voglia di volare" - Mi fido di te - 2005), e che è libertà, passione, energia, vitalità.
Quel peso è il senso di solitudine e di abbandono, conseguente a una perdita importante (come la morte di un familiare), che riaffiora nel tenero ricordo di quella volta all'uscita di scuola, quando nessuno venne a prenderti.
Tante "S" anche in quel "Sono solo stasera senza di te", un verso così pieno di vita e tenerezza che si fa fatica a trattenere la commozione.
Jovanotti scrisse la canzone di getto pochi giorni dopo la scomparsa di sua madre, nel 2010.
La canzone venne inserita nell'album "Ora" del 2011, che contiene anche le tracce "Tutto l'amore che ho" e "Il più grande spettacolo dopo il Big Bang".