Per dare vita a qualcosa di nuovo, che tale è rimasto ancora oggi a distanza di 22 anni dalla sua prima uscita.
Il viaggio di Battisti-Panella si articola in 5 album: Don Giovanni, L’Apparenza, La sposa occidentale, Cosa succederà alla ragazza (C.S.A.R.) ed Hegel. Ciascun album costituisce un universo musicale e letterario a sé, ma non si può negare l’impressione di trovarsi di fronte a un insieme organico e strutturato, impressione che trova conferma in alcuni elementi che possono esser considerati molto più che semplici indizi.
Tra questi, da sempre mi intriga e mi affascina lo studio delle copertine, con il bianco di fondo e un solo elemento grafico a caratterizzare l’intero album.
Di Hegel in molti hanno interpretato quella "E" gigante come l'iniziale di "End", a conclusione del percorso dei cosiddetti “album bianchi”; altri hanno considerato semplicemente la “E” come quinta lettera dell’alfabeto, a ricordare quindi la quinta collaborazione tra Battisti e Panella.
Personalmente mi piace pensare alla “E” di Estetica, quell’estetica hegeliana più volte citata nei testi, e titolo del pezzo più “musicale” dell’intera tracklist.
Tutte le letture sono plausibili, così come tutto il materiale musicale di questi album si presta a molteplici letture e interpretazioni.
E’ curioso però notare il riferimento alle lettere sul testo della canzone “Tubinga”:
"Non un tasto in comune
non un percorso
passando per bi e ci dalla a alla di"
passando per bi e ci dalla a alla di"
Se si fa riferimento a questo passaggio, la lettera “E” diventa sintesi perfettamente dialettica, sia essa intesa come fine di un percorso o in termini più alti come ri-creazione estetica.
In effetti l’esperimento di Battisti e Panella, ciascuno per la propria parte, somiglia un po’ al sovvertimento che nelle arti figurative fu proprio delle avanguardie dadaista e surrealista.
Non si può negare che “Hegel” tra i bianchi sia il più complesso, e a suo modo “inascoltabile”. Ho imparato ad apprezzarlo con un notevole sforzo, che mi ha portato nel corso del tempo a mettere da parte quell'atteggiamento “conformista”, naturale nell'ascolto di materiale così apparentemente “pop”, per svelare un enorme e stupefacente sottobosco musicale, ritmico, metrico e poetico.